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Il Blog di Dragan Bosnjak

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Postilla » Impresa » Il Blog di Dragan Bosnjak » Management » Consulente di lavoro: NO GRAZIE!

29 settembre 2009

Consulente di lavoro: NO GRAZIE!

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Mi è capitato sotto mano il seguente articolo pubblicato sul sito di pmi.it: Meno consulenti nelle aziende italiane: -20% nel 2009. E vorrei discuterlo un pò. Come prima cosa, riporto alcuni estratti:

Non solo aziende in crisi (92%), ma anche Pmi e professionisti. In particolare, gli studi di consulenza, un settore da oltre 20mila addetti e 2,6 mld di fatturato nel 2007. Secondo le rilevazioni dell’Università Bocconi, è già in atto un crollo verticale, che porterà nel 2010 le aziende a un taglio del 20%.

Lo studio “Uscire dalla crisi. Quale aiuto dalla consulenza?”, condotto in collaborazione con Ernst&Young e presentato nei giorni scorsi, ha evidenziato il brusco cambiamento di rotta dopo un 2008 molto positivo (+4%).

In base ai dati, il 60% delle aziende sta tagliando proprio la consulenza tradizionale: strategica, organizzativa, finanziaria, contabile.

Di contro, cresce l’importanza in aziende della consulenza informatica, probabilmente in quanto considerata leva di sviluppo competitivo, indispensabile per superare la crisi.

Le barriere? Per prima cosa, troppa teoria e poca pratica, eccessiva forma e scarsa sostanza, poca collaboratività e condivisione delle best practice. E poi ancora, specializzazione a volte insufficiente rispetto agli obiettivi promessi.

Allora, iniziamo con il chiedere: Perché i consulenti non sono graditi nelle aziende? Costano? Non credo sia questa la spiegazione principale…

Io partirei con il concetto spiegato nell’articolo precedente: Creano il valore aggiunto per l’azienda? Oppure sono solo uno spreco?

Secondo la mia opinione, anche questo non è il motivo principale: gran parte dei consulenti di lavoro sono delle persone molto ben preparate e conoscono la materia che vanno a diffondere nelle aziende.

Il problema principale invece, secondo me, sono gli imprenditori che non sono in grado di riconoscere e vedere il valore aggiunto fornito nel loro contesto… E pensano che il consulente è solo uno spreco di denaro e risorse e che non gli porta niente di nuovo. E quale è la dimostrazione della mia teoria? E’ il fatto che stanno aumentando le consulenze informatiche.

Perché questa è la dimostrazione? Perché le consulenze informatiche dimostrano che gli imprenditori pensano ancora che esistono delle “bacchette magiche”, dei “supersoftware” che possono da soli gestire la loro organizzazione e risolvere tutti i loro problemi e tutti i loro processi… E che questi aggiungono il valore, costi quel che costi…

In questo modo loro stanno rifiutando la responsabilità (sicuramente molto più onerosa…) di GESTIRE I LORO PROCESSI. Di osservare il loro modo di lavorare, migliorare i processi manuali, ridurli “fino all’osso”… Ci vuole tempo, pazienza, duro lavoro e volontà nel farlo… E non tutti sono disposti a fare queste cose ma pensano che “con questo software nuovo potremo migliorare il nostro lead time di 10%: compriamolo!”…

Non sono contrario alla consulenza informatica, anzi, ma devo prima capire come funzionano i miei processi, la mia azienda e poi, una volta sicuro che la strada è quella giusta e dopo aver ottimizzato al massimo i processi aziendali, far COSTRUIRE un software che mi AIUTI nella gestione e non che l’azienda deve rovesciare il proprio modo di lavorare per assecondare le procedure nel software…

Perché la gestione dell’azienda è e resta sempre dell’imprenditore e non di qualche miracoloso mezzo informatico…

Quindi, la consulenza del lavoro dovrebbe essere mirata a far vedere all’imprenditore i suoi problemi, le falle nei suoi processi e dargli le indicazioni per migliorare e scoprire il valore, e deve farlo lui, l’imprenditore con il suo organico, e non il consulente. Il consulente dovrebbe instillare nella testa dell’imprenditore la logica e il comune buon senso nel vedere il valore e dargli le indicazioni sulla strada da seguire e come porre degli obiettivi che sono allineati nella direzione giusta… Ed aiutarlo a sviluppare una giusta cultura aziendale con il personale lavorativo per poter inseguire questi obiettivi…

E poi il consulente, una volta capito che l’imprenditore ha assimilato questi concetti e li sta applicando, dovrebbe mettersi da parte e lasciare che l’azienda vada per la propria strada e dare solo un supporto occasionale per INSEGNARE e monitorare l’avanzamento della propria consulenza.

Non dovete quindi scappare via dai buoni consulenti che vi insegnano questi valori! Scappate via dai consulenti che vogliono vendervi qualcosa che può danneggiare i vostri processi e fornire spreco ulteriore ad essi. E siete solo voi, imprenditori, a poter vedere questo spreco. Se siete disposti ad osservare…

Mi piacerebbe sentire anche vostri commenti ed osservazioni…

Letture: 7596 | Commenti: 9 |
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9 Commenti a “Consulente di lavoro: NO GRAZIE!”

  1. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 30-9-2009 alle ore 02:16

    le tue osservazioni le condivido tutte
    bella la parte “è inutile far software o pianificare lo strumento informativo se non si sanno per bene i contenuti o non sono ottimizzati”

    solo una osservazione:
    “gran parte dei consulenti di lavoro sono delle persone molto ben preparate e conoscono la materia che vanno a diffondere nelle aziende”
    io sarei un po’ più cattivo e direi “molti consulenti …” ;)

    salutoni

  2. Dragan Bosnjak scrive:
    Scritto il 30-9-2009 alle ore 06:40

    Ok, correggo il tiro: MOLTI consulenti… ;)
    Buona osservazione, grazie

  3. XAL scrive:
    Scritto il 30-9-2009 alle ore 23:24

    Come in tutte le cose ci vuole impegno, volontà e tempo. I sistemi informativo, come dici, sono uno degli strumenti che riduce gli sprechi e migliora l’efficenza.
    Ai miei clienti, dico sempre (mi scuso anticipatamente l’espressione colorita), posso mettere a punto il più sofisticato strumento software per la vostra azienda ma:

    MERD IN, MERD OUT

    se non cambiate il modo di lavorare il risultato non cambia.

  4. Dragan Bosnjak scrive:
    Scritto il 1-10-2009 alle ore 07:51

    Grazie per l’osservazione.
    E’esattamente come dici, l’imprenditore medio pensa che il software farà dei miracoli e che lui non dovrà più spostare il suo … dalla propria sedia e avrà tutto quello di cui ha bisogno sott’occhio.
    Ma non è proprio così…
    E i consulenti informatici spesso si trovano nella situazione di dover inventare loro dei processi del cliente, doverli capire dall’inizio alla fine per potergli dare una soluzione adeguata… Mi ricordo il mio ex consulente informatico che conosceva meglio i processi aziendali dell’amministratore delegato, e questo è tutto colpa e responsabilità di quest’ultimo…
    Il processo dovrebbe essere:
    INPUT: osservare, conoscere e ottimizzare l’attuale
    OUTPUT: chiamare il consulente informatico a fare procedura personalizzata sul processo ottimizzato…
    Difficile, vero?

  5. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 1-10-2009 alle ore 08:25

    anche nell’ambito della sicurezza delle macchine il softwerista che analizza tutte le fasi è uno che si trova il cerino in mano per quel che riguarda l’analisi dei rischi… al posto del progettista…

  6. Dragan Bosnjak scrive:
    Scritto il 1-10-2009 alle ore 08:45

    Sì, gli assurdi non finiscono mai, vero?

  7. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 1-10-2009 alle ore 09:27

    è (forse) la “linea di minor resistenza” del titolare dell’impresa ;)

  8. Dragan Bosnjak scrive:
    Scritto il 1-10-2009 alle ore 10:21

    Suppongo che tu, da titolare dello studio di dimensioni piccole, prima di chiamare un consulente informatico, ci pensi 2-3 volte su cosa vuoi ottenere da qualche personalizzazione del software e probabilmente lo fai dopo aver studiato come funziona il tutto e sfrutti l’informatico per diminuire l’inserimento manuale, velocizzare il processo…
    Invece non tutti fanno così, i titolari delle aziende grosse si comprano il SAP o simili e pensano “adesso ho la gallina d’oro” che ho pagato 30000€ (esempio) e sono a posto per i prossimi 20 anni, nessuno mi deve più romp… . ……..
    E tutti devono adeguarsi alla sua decisione, arrangiandosi al meglio per i prossimi 20 anni appunto… Ma chi soffre veramente per 20 anni sono i processi aziendali e la mancanza di miglioramento e, a lungo andare, l’azienda entra in crisi, viene sorpassata dai concorrenti ecc.
    L’imprenditore deve avere la visione a lungo termine e non solo la spesa immediata…

  9. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 1-10-2009 alle ore 11:52

    infatti :)
    la spiegazione “psicologica” che ho dato è per dar un motivo (non valido) al comportamento irrazionale e poco avveduto

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